Curiosa strategia di Snapchat per pubblicizzare il film King Arthur, il potere della spada. Tramite l’uso dei filtri sarà possibile essere… protagonisti!
Finalmente anche in Italia iniziamo a vedere degli esempi di utilizzo di Snapchat come mezzo pubblicitario. È il caso del film King Arthur, il potere della spada, che tra oggi e domani uscirà nelle sale cinematografiche.
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In questi giorni chiunque sia acceduto all’applicazione Snapchat si è trovato di fronte una sorpresa: il filtro di King Arthur. Una bella corona sulla fronte e una sorpresa quando spalancate le fauci. A noi l’iniziativa è piaciuta e quindi siamo andati ad approfondire.
La Warner Bros ha usato una sponsorizzazione in Snapchat non solo in Italia, ma anche negli Stati Uniti. Più precisamente, negli Stati Uniti è stato utilizzato non solo il filtro con corona e spada, ma anche una funzione lanciata da Snapchat a dicembre 2016: il puzzle.
Chi scatta una foto o un selfie, vede l’immagine scomporsi e mischiarsi come tessere di un puzzle. La sfida non è solo quella di ricomporla, ma anche di farlo nel più breve tempo possibile (si viene infatti cronometrati). La Warner Bros è stata la prima azienda ad utilizzare la funzione “puzzle” di Snapchat, e negli Stati Uniti ha avuto decisamente successo.
Non è sempre facile, per un’azienda, capire come farsi conoscere utilizzando i social media (Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, Snapchat, LinkedIn).
Il rischio, soprattutto per Facebook (il social che vanta il maggior numero di aziende iscritte rispetto agli altri), è quello di tenere un tono troppo conservativo, noioso e poco accattivante, oppure di assumere un atteggiamento troppo amichevole, che va a snaturare l’identità dell’azienda e a comprometterne la percezione di serietà e affidabilità.
Gestire una pagina aziendale a molti sembra un gioco, ma non considerano che è totalmente diverso rispetto ad avere una pagina personale. Dietro un lavoro che può sembrare semplice, si nasconde l’elaborazione di una strategia precisa per veicolare certi tipi di messaggi ed ottenere un determinato grado di coinvolgimento. I rischi di sbagliare non sono pochi: ognuno di noi ricorderà qualche caso in cui un post ha scatenato delle bufere mediatiche contro qualche azienda.
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